E’ sempre più evidente che la cultura sia una leva importante per lottare contro i limiti strutturali che frenano le possibilità di progresso nel settore, e che l’intervento del i fattori culturali (atteggiamenti, forme di proiezione, parametri di autocomprensione, abitudini comportamentali) diventano un elemento fondamentale nel processo di sviluppo rurale e di valorizzazione e difesa del paesaggio; perché la cultura contribuisce come argine sui fattori e sulle dinamiche reazionarie ed è foriera di atteggiamenti positivi verso le sfide del futuro.
In questa fase molti stakeholder ed attori dello sviluppo rurale individuano nella cultura un trait d’union ed un fattore necessario e fondamentale per avviare ed affermare processi di sviluppo locale. E l’innovazione sociale diviene obiettivo e strumento centrale nelle politiche e nei programmi operativi dell’Unione Europea.
L’innovazione sociale costituisce il migliore e più efficace vettore di sviluppo perché contribuisce alla valorizzazione delle potenzialità collettive e favorisce la crescita della società.
La cultura, ed i processi e le dinamiche che sottende, costituiscono il fattore di connessione, il senso comune tra società e territorio. La cultura è il magma che anima, accumula e dà linfa alle radici che sostengono il paesaggio rurale.
La cultura produce autostima e dà senso comune (direzione, significato) ed è la dinamo attraverso cui di innovare insieme per vincere le sfide del futuro.
L’appuntamento del 23 giugno ha sottolineato come il paesaggio rurale è una risorsa strategica per lo sviluppo rurale, la cui rivelazione è frutto dell’azione di un milieu locale. L’adesione a questo approccio ha implicazioni rilevanti sui meccanismi di costruzione e di valorizzazione, in particolare perché pone l’accento sul ruolo dei fattori sociali. E’ stato pertanto fondamentale analizzare il processo innovativo che porta alla individuazione del paesaggio come risorsa e alla implementazione di tutte le iniziative di costruzione sociale.
Il milieu innovateur è un approccio multidimensionale (Peyrache-Gadeau 2001), sviluppato a partire dalla metà degli anni ’80; comunemente utilizzato per lo studio dei sistemi territoriali di piccola e media impresa. Si colloca dunque nel campo di ricerca di tipo territoriale, condividendo con altri filoni gli aspetti non solo economici, ma anche sociali ed istituzionali dello sviluppo locale.
Le linee direttrici dell’approccio possono essere così sintetizzate:
tecnico-produttiva, riguarda la trattazione dei processi innovativi nei sistemi territoriali di piccola e media impresa;
socioeconomica ed istituzionale, attiene allo studio dei meccanismi di coordinamento;
una terza linea di ricerca, ampiamente condivisa in questo lavoro, implica un allargamento di prospettiva, in quanto focalizza l’attenzione sulle risorse naturali, culturali e patrimoniali ed estende la logica di analisi ai soggetti collettivi e alle istituzioni pubbliche, trattenendo gli elementi della seconda linea direttrice.
Gli esiti di questa interazione sono diversi e spaziano dalla vera e propria creazione di una risorsa, alla sua riqualificazione; una non corretta interazione produce invece processi di obsolescenza che generano la crisi della risorsa stessa.
Quando si tratta del paesaggio rurale, si ha a che fare con entrambi i processi di creazione o riqualificazione: ciò avviene nel momento in cui gli attori locali individuano nel paesaggio una risorsa, concertandone le modalità di valorizzazione, ispirata ad un modello sostenibile.
In questa fase, la prospettiva adottata diventa dinamica, e si snoda attorno ai tre seguenti processi:
- specificazione della risorsa, un processo attraverso il quale le risorse diventano, da generiche, specifiche: si tratta di un processo organizzativo che richiede una forte capacità di coordinamento degli attori del territorio;
- riqualificazione della risorsa, ovvero l’abilità di saper sfruttare le opportunità esistenti per rilanciare ad usi alternativi determinate risorse naturali;
- patrimonializzazione, vale a dire la capacità di individuare risorse uniche e di valorizzarle mantenendone intatte le caratteristiche originarie.
Il paradigma innovativo analizza le modalità attraverso le quali viene introdotta una vera e propria innovazione culturale, attraverso la quale il paesaggio viene identificato come risorsa.
Ciò comporta il recupero del patrimonio di conoscenze e competenze storicamente proprie di un determinato territorio, che i processi di modernizzazione possono aver ridimensionato o annullato. Negli ultimi anni, il riorientamento della politica di sviluppo rurale ha favorito percorsi di sviluppo conservativo che hanno consentito il recupero di savoir-faire tradizionali nei vari territori.
Ciò ha determinato un processo di identificazione, specificazione e costruzione delle risorse; questo paradigma viene anche definito innovativo, dal momento che introduce una vera e propria innovazione culturale e socio-istituzionale, frutto soprattutto di meccanismi virtuosi di tipo organizzativo, su cui si sofferma il paradigma successivo.
I territori, costituiti da risorse naturali ed umane, rispondono in maniera differente alle diverse sollecitazioni. Dal territorio possono nascere le risorse in grado di attivare quella innovazione culturale che individua nel paesaggio una risorsa da valorizzare.
Il territorio ha il vantaggio di garantire la prossimità e quindi di agevolare i processi di cooperazione reciproca, da cui scaturiscono quelli di apprendimento collettivo locale.
In sostanza, la dimensione territoriale analizza le modalità attraverso le quali la risorsa si inserisce ed interagisce con il territorio nel quale essa si colloca. La risorsa paesaggistica, naturalmente radicata territorialmente, diviene tale soltanto quando gli attori territoriali la identificano e su di essi focalizzano un disegno di valorizzazione.
Il paradigma organizzativo analizza la capacità di coordinamento tra gli attori territoriali, preposti al processo di costruzione e valorizzazione della risorsa paesaggistica.
Ingredienti essenziali di questa dimensione sono evidentemente riconducibili all’esistenza di fiducia, consuetudine di cooperazione reciproca, cultura professionale, ecc. Più precisamente, il senso di appartenenza genera una visione condivisa del paesaggio rurale, alla quale concorrono azioni e strategie differenziate, per filiera e istituzione, ma che si riuniscono nella componente unificante del paesaggio rurale stesso.
Come è evidente, si tratta di un modello organizzativo auspicato nei recenti documenti di politica per lo sviluppo rurale.




