La giornata del 7 luglio promossa da Lazio rurale ha rappresentato un formidabile modello ed un’espressione
plastica dell’importanza e dell’enorme valore aggiunto del processo bottom up nelle dinamiche e nel
raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo rurale.
Un convegno ed un seminario dislocati in location differenti ma in stretta e collaborativa relazione tematica,
argomentativa e pratica (grazie a ponti, momenti e focus di confronto e di reciproca contaminazione tra
l’appuntamento di Arce e quello realizzato presso Fontana Liri); contributi e suggestioni di enorme qualità e
valore forniti dai relatori e dai correlatori, ma anche – e soprattutto – un continuo stimolo ed un’articolazione –
fisica, grazie ai collegamenti sia di quanti presenti nelle sedi distaccate, sia dei singoli partecipanti non in
presenza ma in altre aree del territorio – frutto degli interventi di quanti presenti nelle due sedi laboratoriali, sia
dei partecipanti on line.
Due incontri – un seminario ed un convegno – che con pur animati, realizzati, articolati su traiettorie autonome –
ciascuno dei quali caratterizzato da relazioni e contributi di enorme portata (difficilmente sintetizzabili in una
relazione; pertanto vi invitiamo ad approfondire il tutto attraverso i documenti, i video report ed i contributi di
approfondimento dei 2 appuntamenti del 7 luglio che potete consultare e scaricare sul sito dell’Associazione
Lazio Rurale) – hanno dato forma, senso e sostanza a un vero e proprio laboratorio per lo sviluppo rurale. Due
traiettorie tematiche ed argomentative che hanno dato vita a quel crogiolo relazionale, sinergico e funzionale
necessario a dare strategia e sintesi alla discontinuità e la pluralità che costituisce la dimensione agro-rurale.
Chiavi di lettura, prospettiva, focus differenti – espressione diretta ed immanente dei due contest/appuntamenti
realizzati: da un lato il complesso e poliedrico universo dell’agricoltura sociale, dall’altro la necessaria
proiezione ed interpretazione sinergica del triangolo (aperto, poroso, inclusivo e mai delimitato/ante) tra aree
interne, sviluppo rurale e pastorizia).
Temi, dimensioni estremamente articolati e – come desumibile dai contributi e dagli spunti emersi durante gli
incontri – dagli innumerevoli piani di analisi, argomentazione progettualità. Nonostante ciò è forte, evidente e di
estrema importanza/valenza come, nonostante tutto, dalla polifonia di argomentazioni, chiavi di lettura,
relazioni e suggestioni, dai 2 differenti ambiti tematici del convegno e del seminario, siano emersi, evidenziati e
condivisi dei tratti e dei punti comuni. Elementi riconducibili ad una proiezione di sintesi ed estremamente
focalizzata sul potenziale futuro sviluppo rurale del GAL Terre di Argil.
Pastorizia, transumanza… agricolture e aree rurali: la centralità del prodotto e del capitale umano. Reddito,
qualità della vita ed innovazione sociale obiettivi imprescindibili per immaginare il futuro.
Nodi, criticità, obiettivi si fondono in una lettura ed una proiezione (auspicabile) che delineano alcuni elementi
cardine indispensabili per immaginare ed ipotizzare un sostegno, un incentivo ed una valorizzazione del tessuto
e delle realtà produttive resilienti e, contestualmente, un miglioramento dei servizi e della qualità della vita per
quanti – direttamente o indirettamente – caratterizzano e disegnano la dimensione e la filiera della zootecnia
estensiva. Competitività e qualità della vita rappresentano il fulcro (da interpretare e leggere sia in termini di
processi/dinamiche che di obiettivi) e la sintesi di quanto sovra riportato, nonché i fattori cardine del LEADER ed i
target dello stesso.
Traiettorie, obiettivi, chiavi interpretative che poggiano indispensabilmente su processo e su una strategia
sistemica per e del territorio. Ricordando che la pastorizia e la zootecnia estensiva (come emerso più volte
nell’appuntamento tenutosi presso la sede del GAL terre di Argil il 7 luglio) rappresentano un elemento centrale
ed imprescindibile non in funzione residuale o di testimonianza, ma in funzione ambientale, sociale e – in
potenza – occupazionale. Oltreché come elemento e fattore foriero di qualità e valore aggiunto per quei territori
in cui storicamente, culturalmente, paesaggisticamente hanno rappresentato e giocano un ruolo centrale.
Nonostante le notevoli capacità della pastorizia di fornire importanti prodotti (principalmente proteine animali
attraverso latte, carne e fibre) e servizi (custodia di aree marginali, mantenimento di riserve naturali e parchi,
salvaguardia di risorse d’acqua e biodiversità, mobilità e trasporto) la centralità di questi sistemi produttivi e del
conseguente stile di vita sono poco considerate nell’insieme delle politiche e delle leggi che regolano l’accesso e
l’utilizzazione delle risorse naturali nelle diverse regioni pastorali del mondo. Le politiche agricole e alimentari
sono spesso concepite per perseguire i bisogni e gli interessi dei gruppi urbani e agricoli, che hanno migliore
rappresentanza e consistenza numerica nelle architetture degli stati.
Le dinamiche caratterizzanti l’evoluzione recente dei sistemi pastorali variano comunque da una regione all’altra
del globo. Mentre, in alcune aree, la pastorizia diventa sempre più importante per la sicurezza alimentare, civile
e ambientale, con un aumento della popolazione praticante (in alcune aree dell’Asia Centrale, a seguito del
collasso del sistema industriale sovietico – ma anche in Africa Orientale, dove in Kenya e nel sud Sudan sono stati
istituiti veri e propri ministeri per lo sviluppo delle aree pastorali), in altri territori la pastorizia vive uno stato di
sempre maggiore abbandono istituzionale, soprattutto dove le speculazioni del petrolio e del cemento avanzano
a ritmi incessanti.
Nel contesto mediterraneo, la migrazione tra diverse aree di pastorizia rappresenta attualmente un fenomeno
importante, con pastori marocchini che curano la transumanza delle greggi della Francia meridionale, pastori
albanesi che pascolano in Abruzzo e nel Lazio, pastori montenegrini nelle isole greche e manovalanza nigerina
che migra con le mandrie di possidenti libici.
Nei tempi in cui, oggi, si costruisce l’Unione europea, si comunica attraverso Internet e si cercano risposte ai
cambiamenti climatici causati dall’uomo, sarebbe interessante ascoltare l’esempio di chi produce rispettando le
risorse, osservare il percorso di chi segue le nuvole e non conosce frontiere, imparare da chi da secoli fa dei
sistemi d’informazione e di scambio il suo punto di forza.

Conoscere è importante rispettare la natura è necessario. Focus tra agricoltura sociale e patto di paesaggio
La necessità di connettere le sfumature per praticare un vero processo
bottom-up: l’importanza dei saperi e della condivisione



