La necessità di connettere le sfumature per praticare un vero processo bottom-up: l’importanza dei saperi e della condivisione

L’appuntamento del 17 giugno ha rappresentato un interessante momento di approfondimento del tema dell’informazione e comunicazione nei processi di sviluppo rurale, e soprattutto dell’imprescindibilità costituente della stessa per il raggiungimento degli obiettivi.
Particolarmente interessante ed utile per il progetto Rural Target e, soprattutto, nell’evoluzione del Piano di Sviluppo del GAL Terre di Argil e nel processo di innovazione sociale che lo stesso sottende, l’evoluzioni e le chiavi di lettura emerse nella giornata, che ha rappresentato un vero e proprio laboratorio di analisi, confronto e progettazione. Un tavolo di lavoro caratterizzato da due principali assi di studio e di elaborazione – approfonditi ed illustrati nei vari interventi del relatore Filippo Di Prima, del correlatore Erik Capoccetta, nonché dei contributi della struttura tecnica del GAL Terre di Argil e del Professor dell’Università di Cassino (docente di marketing e Direttore del laboratorio MarkLab) Marcello Sansone – che possiamo così sintetizzare:
 il ruolo fondamentale di uno strumento di comunicazione – nello specifico la web radio GRIDA – per connettere le discontinuità della dimensione rurale, per informare (creando massa critica e competenze) su attività, servizi, ecc, per valorizzare e promuovere il territorio e, soprattutto, aspetto cruciale, come vettore e piattaforma di elaborazione, analisi e dissemination
 l’importanza dell’informazione per l’armonizzazione e per “accordare e registrare” la multilevel governance, processo indispensabile per permettere una reale attuazione della strategia bottom up e della funzione/obiettivi del LEADER
Andiamo a riprendere – attraverso alcuni spunti prodotti dall’European Network for Rural Development – alcuni elementi e considerazioni utili a sintetizzare ed inquadrare, prevalentemente, il secondo asse sovra indicato; partendo da un assunto fondamentale: se non comunichiamo bene con la comunità rurale, come potremo guidare le nostre strategie, generare progetti, aumentare l’impegno e rafforzare la partecipazione?
Comunicare bene con la comunità più ampia è altrettanto essenziale affinché LEADER sia veramente valorizzato e ampli il suo raggio d’azione, nonché per fornire risorse e ottenere il necessario sostegno pubblico e politico.
“Comunicare” deriva dal verbo latino comunicare, che significa “condividere”; Si tratta quindi di un processo attivo. Questo processo di condivisione tra gli attori occupa una posizione centrale all’interno di LEADER, così come i collegamenti che un simile approccio tenta di creare e sfruttare. La comunicazione efficace di LEADER va ben oltre il semplice trasferimento di informazioni. Le parti interessate e gli attori partecipanti devono condividere informazioni, conoscenze, esperienze, obiettivi, compiti e risorse e sapere chi è responsabile di cosa.
Sono numerose le persone, le comunità e le organizzazioni con cui tutti dobbiamo “condividere” in diversi modi e in diverse attività, se vogliamo davvero che LEADER contribuisca con il suo potenziale ora e in futuro.
Sebbene questo sia un concetto ormai consolidato e pienamente condiviso in ambito LEADER, è evidentemente riconosciuto ed oggettivo come ancora, in molte Regioni, tale centralità non sia riconosciuta. Con effetti nefasti e purtroppo estremamente evidenti per la piena affermazione ed una reale efficacia del bottom up e, pertanto, un approccio comune per migliorare la comunicazione all’interno del sistema di attuazione e nello sviluppo della strategia del GAL è quello di organizzare riunioni periodiche tra la struttura tecnica ed i beneficiari, al fine di discutere e condividere le proprie esperienze e procedure per conoscersi meglio e anche conoscere le loro diverse funzioni. Migliorare la conoscenza reciproca in questo modo contribuirà, a sua volta, a migliorare la strategia di comunicazione.
Nel campo della comunicazione, il vecchio adagio “less is more” è spesso vero. Rifletti sul vero valore di ciò che stai comunicando all’utente finale. Con le nuove tecnologie abbiamo un’enorme capacità di generare più traffico, ma bisogna analizzare se questo effettivamente facilita il processo di “scambio”.
Lo Sviluppo Rurale è una sfida centrale ed importantissima poiché sottende la pratica e l’affermarsi di nuove pratiche sociali, nuovi paradigmi di sviluppo ed una maggiore partecipazione e centralità dei soggetti che quotidianamente vivono e costruiscono un territorio.
Il paradosso è che, nonostante apparentemente ci sia grande preoccupazione riguardo il futuro del mondo rurale e a ciò si dedichino politiche, investimenti, iniziative e programmi, molti territori rurali sono in un processo di declino e soprattutto, di lento, costante e pericoloso processo di allontanamento – ancor più grave poiché è soprattutto tangibile la percezione e l’auto percezione di tale fenomeno, che si tramuta in fatto – di tali territori dai processi e dalle sedi decisionali.
Praticare e ripensare lo sviluppo locale – ed ancor di più lo sviluppo rurale, date le peculiarità delle aree in oggetto nonché la centralità e l’importanza che la PAC (e nello specifico il II pilastro) ha per Bruxelles – è una sfida importantissima, che però richiede una seria e profonda riflessione sulla capacità delle analisi, degli strumenti e delle politiche top down di innescare reali processi (risultati ed esiti) di crescita e rigenerazione dei tasselli e del mosaico rurale. Una riflessione che, ineluttabilmente, porterà a valutare indispensabile una dinamica bidirezionale, una dialettica costituente e reciprocamente contaminante, tra top down e bottom up.
E ciò pone al centro del palcoscenico – attore, processo, traiettoria indispensabile, ma sempre caleidoscopica, frastagliata – la dimensione rurale ed i bisogni, le criticità le enormi potenzialità che la costituiscono.
Ed il ruolo centrale che tale dimensione assume, richiede un cambio di spartito. Una rilettura critica di teorie, modelli, comportamenti, scale ed interpretazione, declinazione e pratica dei processi di governance.
Un protagonismo che per essere praticato deve essere la risultante di un processo di sintesi del caleidoscopio; che faccia delle sfumature un affresco. Espressione di un obiettivo comune che abbisogna di partecipazione, di condivisione, del sostrato e dell’humus del territorio; di obiettivi comuni al composito e discontinuo tessuto socio-economico che lo anima.
Un processo di condivisione che declini una strategia comune per il territorio. E ciò passa, trovando forma, sostanza ed energia necessariamente in una forte condivisione di temi, analisi, letture ed obiettivi; richiede un profondo radicamento, un consolidato senso comune. Ergo passa insanabilmente e strutturalmente attraverso un importante e costituente piano comunicativo ed informativo, che – nella sua doppie funzione, ontologica/funzionale e coagulante/costituente – rappresenta elemento imprescindibile per reali percorsi di sviluppo rurale.

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