La giornata del 16 luglio ha rappresentato un formidabile e riuscito esperimento di laboratorio diffuso dedicato al tema dell’agricoltura social, ed in particolare all’aspetto ed al potenziale in termini educativi e ludico-didattici di cui la stessa è portatrice.
L’agricoltura sociale – i processi, le dinamiche, le relazioni, la contaminazione tra ambiti e scienze/mestieri differenti che sottendono la stessa – rappresenta humus e traiettoria di cruciale importanze nel percorso si sviluppo sostenibile dei territori.
Humus, colonna ed architrave che permette di immaginare e praticare quell’idea di sostenibilità economica, sociale ed ambientale che è alla base del programma LEADER e che rappresenta la cornice e lo sfondo di riferimento per lo sviluppo rurale e per il ruolo e la mission dei Gruppi di Azione Locale.
Una funzione ed un ruolo che diviene estremamente importante nell’idea di sviluppo del GAL terre di Argil, come sancito dal Piano di Sviluppo Locale dello stesso. E, soprattutto, come emerso con forza e chiarezza dai vari interventi che hanno arricchito il seminario del 16 luglio. Interventi, suggestioni e proposte per un’idea sostenibile di territorio che – come fatto emergere dai contributi della struttura tecnica del GAL intervenuta al seminario – hanno evidenziato un sentire comune ed una condivisione nell’idea di territorio futuro.
Interventi ed argomentazioni che hanno trovato un’importante sponda e legittimazione nei molteplici interventi dei partecipanti al seminario, sia in presenza che da remoto; e che hanno ampliato e ramificato il fil rouge tematico principale illustrato e argomentato dalla Dottoressa Maria Grazia Euterpio.
La continua esondazione dall’alveo argomentativo principale, la trasversalità degli interventi, i molteplici sillogismi analitici-progettuali, la vastità e la pluralità di argomentazioni e di temi toccati rappresentano ed esprimono l’enorme portato e la grande importanza che riveste l’agricoltura sociale per i territorio del GAL Terre di Argil e per la dimensione rurale in generale.
La contaminazione di temi, l’imprescindibile e continuativo richiamo a piani di intervento inter-settoriali, l’evidente naturalezza con cui i vari relatori hanno coniugato in termini sistematici e costituenti il rapporto, la sinergia e l’indispensabile complementarità tra produzione e servizi, tra reddito e dimensione socio-culturale, il plurale richiamo a livelli integrati, ibridi e cooperanti tra governance, economia e società civile sono chiara espressione di come l’agricoltura sociale rappresenti una sfida che richiama fisiologicamente ed indispensabilmente allo sviluppo rurale. Al bottom up. E viceversa.
Quanto mai utile per comprendere appieno il valore della giornata e del seminario, nonché per confrontarsi con temi, argomentazioni ed evidenze a supporto di quanto sopra riportato, è un ulteriore approfondimento attraverso i documenti nonché i video report consultabili e scaricabili sul sito dell’Associazione Lazio Rurale.
E quanto mai utili a comprendere l’importanza del laboratorio diffuso del 16 luglio risultano in questa circostanza anche le immagini e le foto. Difatti questo undicesimo appuntamento promosso da Lazio Rurale (come evidenziato nel testo della relazione introduttiva al seminario, anche questo presente nel database del sito) è stato fortemente e volutamente caratterizzato da una forte connessione valoriale e funzionale tra il momento seminariale e gli spazi, i laboratori, le attività allestite ed organizzate nel centro storico di Pastena. Tutte caratterizzate da una matrice comune: l’agricoltura sociale e l’importanza dei processi e degli strumenti educativi e ludico-didattici volti a coinvolgere e formare anche gli utenti più giovani.
Dei vari e molteplici filoni argomentativi affrontati – che potete approfondire attraverso i canali e le modalità precedentemente indicate – andiamo a riprendere ed articolare alcuni elementi, indicazioni, riferimenti e suggestioni che riteniamo possano essere utili agli interessati.
Le dinamiche, la filosofia, le sinergie che strutturano e codificano l’agricoltura sociale rispondono all’esigenza di nuovi modelli di sviluppo che richiedono il coinvolgimento, oltre che del settore pubblico, dei diversi soggetti del Terzo settore, al fine di istituire partenariati e tavoli di confronto, volti a promuovere progettualità innovative.
Tutto ciò promuovendo un modello di progettazione partecipata, finalizzata e propedeutica alla costruzione di percorsi di sussidiarietà tra i diversi soggetti del territorio e definire nuovi metodi di programmazione, progettazione e verifica dei risultati in termini di qualità ed efficacia (De Ambrogio & Guidetti, 2016; Moretti,2020).
L’agricoltura sociale, inoltre, è in grado non solo di offrire servizi innovativi alle popolazioni urbane e rurali, ma anche di creare coesione sociale e sviluppo economico, assumendo le caratteristiche del welfare generativo (Di Iacovo, 2007; Vecchiato, 2013), sia in termini di aggregazione e collaborazione tra attori provenienti da diversi settori economici, sia in termini di proposte progettuali.
La presenza nell’ambito dell’agricoltura sociale di soggetti di diversi settori e con differenti profili professionali richiede una forte attenzione ai processi formativi. Le diverse esperienze realizzate in tale ambito evidenziano la necessità di attuare percorsi di formazione capaci di trasferire conoscenze e competenze specifiche tra operatori agricoli e operatori del settore educativo e sociosanitario, che devono essere avvicinate e integrate per facilitare la gestione di pratiche interdisciplinari.
La crescente esigenza di modernizzazione del welfare nella direzione di un sistema locale e organizzato, basato sulla collaborazione pubblico-privato e sull’individuazione di soluzioni condivise, ha portato alla formulazione del concetto di welfare rigenerativo (Giarè et al., 2018). Un nuovo modello che supera il sistema attuale, caratterizzato dalla raccolta e redistribuzione di risorse in modo solidaristico, e propone un approccio orientato all’empowerment e alla generazione e rigenerazione delle risorse, in cui le capacità delle persone sono valorizzate (Bezze, 2019).
L’agricoltura sociale contribuisce a realizzare una visione pro-attiva del welfare (Di Iacovo, 2020) come strumento di sviluppo locale, basata sulla collaborazione tra Stato, settore privato, società civile e sul ruolo crescente della comunità nella gestione di servizi offerti nelle aree rurali; coinvolgendo attori e risorse locali e favorendo la costruzione di reti in modelli di welfare community (Caggiano, 2014).
In alcune esperienze realizzate nel contesto nazionale (Pavoncello, 2018) sta emergendo un approccio di agricoltura sociale di comunità, attenta a cogliere le necessità ambientali e i bisogni delle persone, volto alla realizzazione di un nuovo sistema integrato, ‘sociosanitario comunitario’, maggiormente rivolto alla qualità della vita e del territorio.




